L’8 marzo è la Giornata Internazionale dei diritti delle donne. Questo giorno è stato scelto per commemorare la lotta delle donne per i propri diritti e per la parità di genere. La realtà, però, ci dimostra che la strada per la vera parità è ancora lunga e difficile da percorrere.

Le donne subiscono ancora oggi discriminazioni e violenze in molti ambiti della vita sociale ed economica. Questo è un problema profondamente radicato nel sistema in cui viviamo ed è responsabile di diseguaglianze strutturali sulla base del genere, della provenienza, della classe sociale e di altre caratteristiche personali.

Il capitalismo, infatti, è basato sull’idea che la produzione debba essere organizzata in modo tale da massimizzare i profitti, trascurando il benessere delle persone. Le donne, in quanto forza lavoro, vengono sfruttate in modo particolarmente aggressivo, retribuite meno degli uomini per eseguire la stessa mansione e costrette a subire discriminazioni persino sul posto di lavoro, discriminazioni intellettuali e legate al proprio corpo. Corpo di donna, e corpo del capitale. 

Ma il capitalismo non si limita a questo. Si basa anche sull’idea che la competizione sia la forza trainante della società, e questo porta a un sistema di gerarchie e disuguaglianze che colpisce  le donne in modo particolare. Ad esempio, le donne sono sottorappresentate nei ruoli di leadership, e sono spesso costrette a scegliere tra la propria carriera e la cura dei propri figli. 

Per questo motivo, la lotta contro la discriminazione verso le donne deve essere femminista, anticapitalista ma soprattutto intersezionale: è fondamentale adottare uno sguardo più ampio che sappia riconoscere il patriarcato come quella forza capace di pervadere la comunità opprimendo la donna. 

L’intersezionalità deve essere la base comune per un’alleanza tra minoranze al fine di combattere congiuntamente il patriarcato, il razzismo, le discriminazioni di genere, religiose, l’abilismo.

Liberare queste categorie dall’oppressione significa liberare tutte le donne, senza lasciarne indietro nessuna, perché la vera uguaglianza si raggiunge tramite la lotta contro i meccanismi della società che vuole le donne divise e lontane tra loro. 

Non si tratta solo di porre fine alle discriminazioni individuali, ma di cambiare la struttura stessa della società. Significa lottare per una sistema in cui le donne abbiano le stesse opportunità degli uomini, in cui la cura dei figli e il lavoro siano equamente distribuiti, e in cui la produzione sia organizzata in modo da garantire il benessere di tutti e tutte, non solo di chi in questo sistema sta all’apice.

Dobbiamo organizzarci e lottare. Dobbiamo unire le forze delle donne, degli uomini, delle persone, per creare una società più giusta e ugualitaria. Solo così potremo costruire un mondo in cui ogni persona abbia il diritto di vivere libera da discriminazioni e violenze, di ogni tipo.